5 problemi comuni che si hanno a lavoro: come risolverli I problemi che si hanno a lavoro creano spesso insoddisfazione ma possono essere risolti. Come? A partire da se stessi!

Il lavoro è uno degli argomenti giornalieri di discussione di tutti noi, se ci pensiamo è normale che sia un punto fondamentale della nostra vita quotidiana dato che gli dedichiamo in media 8 ore al giorno. L’impostazione della società, la crescita globale e il mercato ci hanno portato ad avere una situazione lavorativa pressante, precaria e innaturale: i ritmi frenetici che ci siamo imposti non ci fanno stare bene e spesso (chi più… chi meno) soffriamo di stress, un male tipico della nostra quotidianità che altro non è che l’espressione di un malessere.
Ogni giorno ci rechiamo a lavoro e quell’ambiente diventa per 1/3 della nostra giornata la nostra “casa”; se ci pensate bene le ore trascorse in ufficio, in fabbrica o in ditta non sono poche e non è banale neanche la convivenza con i colleghi.

Ecco che ambiente di lavoro pesante + colleghi competitivi + stress giornaliero diventano gli ingredienti di un cocktail “velenoso” quotidianamente ci contamina un po’. Questo è quello che sentiamo dire sempre più o meno da tutti, però se riusciamo ad uscire fuori da questi pensieri negativi e valutare gli “ingredienti” del cocktail con un’altra prospettiva probabilmente il risultato che viene fuori non è poi così male…. anzi in alcuni casi diventa proprio buono e si ha voglia pure di sperimentare nuove aggiunte per renderlo ancora più irresistibile!

Non servono magie né trucchi: come al solito (e per fortuna) la soluzione sta dentro di noi, basta darsi ascolto!

Di seguito elencherò alcuni dei problemi più comuni che si riscontrano a lavoro, certo non sono tutti e ogni realtà lavorativa ha le sue pecche, ma anche le sue virtù. L’impostazione mentale però è valida praticamente sempre, certo non è facile sradicare pensieri negativi quando si è insoddisfatti e siamo circondati da individui insoddisfatti, ma le uniche persone che possono disinnescare questo circolo vizioso siamo noi!

Ecco quindi i 5 problemi comuni che spesso si riscontrano a lavoro

1. INSODDISFAZIONE
Pensi di fare un lavoro che non ti piace? Credi di essere sottovalutato e di avere uno stipendio più basso di quello che meriteresti? Le condizioni del tuo contratto non ti piacciono?
Partiamo da un presupposto: nessuno ti obbliga a stare dove sei. So che è difficile da ammettere ma spesso è più facile dare la colpa della propria frustrazione all’azienda in cui si lavora piuttosto che a se stessi. La domanda che sicuramente ti verrà in mente dopo aver letto questa frase sarà: “E come faccio? Ho un mutuo da pagare, i figli, le rate dell’auto….”.
La risposta è sempre la stessa: nessuno ti obbliga a stare dove sei, se ci stai è una scelta dettata dalle tue necessità. Quindi le opzioni sono due: o continuare a lamentarsi senza fare niente per cambiare la situazione oppure prendere in considerazione che si è padroni delle proprie scelte.

Questo non significa che ci si debba licenziare in tronco o non fare le proprie valutazioni, significa cominciare a guardare quello che si ha da un altro punto di vista.

L’azienda per cui lavori ti ha offerto un contratto con delle condizioni e quel contratto tu lo hai firmato: questo non dimenticarlo. Detto questo ora puoi fare delle valutazioni: hai bisogno dello stipendio che hai attualmente per pagare mutuo, macchina, scuola dei figli, etc? Se la risposta è sì, allora sentiti fortunato per avercelo, ci sono persone che sono disoccupate e che non sanno come tirare avanti. Questo non vuol dire che devi sopportare situazioni non corrette, soffocanti e al limite della legalità: se ci sono delle mancanze da parte dell’azienda sei in una situazione diversa da quella di cui ti sto parlando. Partendo quindi dal presupposto che hai quello che ti serve per coprire le tue necessità nessuno ti vieta di guardarti intorno per trovare delle alternative che ti facciano sentire anche soddisfatto di quel che fai, oltre a coprire le tue esigenze economiche.

Eventualmente puoi anche pensare ad un secondo lavoro, un’occupazione che ti può dare soddisfazioni e al tempo stesso farti guadagnare un po’ e che magari dopo un qualche tempo potrebbe anche trasformarsi nella tua occupazione principale. Quindi: no a subire ingiustizie e comportamenti scorretti ma neanche lamentarsi senza valutare l’altro lato della medaglia.

2. COLLEGHI INSOPPORTABILI
Trovi che i tuoi colleghi siano insopportabili? Ricorda che anche tu sei un collega: magari gli altri hanno la stessa opinione di te!
Come scritto sopra, il luogo di lavoro è quello in cui generalmente si trascorre la maggior parte della giornata e i tuoi colleghi (come può succedere a te) non sono contenti del loro lavoro, si sentono frustrati e magari hanno problemi a casa, di famiglia, con i figli, probabilmente come te.
Ecco che l’ufficio diventa il posto in cui scaricare le proprie pesantezze e che a causa di questo fa innescare dei meccanismi non sani tra le persone che lo frequentano.

Se il tuo ambiente di lavoro non ti fa sentire a tuo agio prova tu ad essere il primo a trasformare la tua visione. Mi dirai: “Perché proprio io? E’ lui/lei che tutti i giorni è arrabbiato e la fa pagare agli altri!” Beh, visto che è una tua sofferenza sei tu l’unico a poterci porre rimedio. Ricorda poi che anche la suddetta persona potrebbe inquadrarti come tu vedi lei e quindi si crea una situazione di stallo generata da tensione e rabbia. Spesso le problematiche sfociano in difficoltà di comunicazione: le cose vengono discusse e dette frettolosamente e male, ognuno le prende sul personale ed ecco che si creano quei precedenti deleteri che alla lunga creano grosse difficoltà.

Prova ad essere quindi per primo più accomodante (sei sicuro di non rispondere freddamente e con stizza quando i tuoi colleghi ti chiedono qualcosa? Non è facile giudicare se stessi…), cerca di accogliere piuttosto che bloccare e comincia a vedere i comportamenti dei tuoi colleghi non come diretti a te in prima persona, ma solo come atteggiamenti di frustrazione che hanno con tutti.

Ovviamente ci sono situazioni specifiche in cui magari c’è una persona che proprio non ti sopporta ma anche in questi casi se provi ad essere il primo a mediare vedrai che i risultati non tarderanno ad arrivare. Fare il primo passo non è segno di debolezza o di ammissione di colpa: mantenendo un comportamento sereno eviterai in futuro il maturare di risentimenti, incomprensioni e rivalse.

3. PETTEGOLEZZI
Spesso negli ambienti di lavoro ci sono dicerie e chiacchiericci dietro le spalle, è buona norma non parteciparvi né alimentarli: evita di spettegolare e preferisci chiarimenti diretti con la persona con cui potresti aver avuto un malinteso. Se sei chiaro e poi le cose non si aggiustano fa lo stesso: l’importante è non lasciare niente di “irrisolto”, causerebbe solo una catena infinita di malintesi e di bronci che si ripercuotono inevitabilmente anche sulla qualità del lavoro che svolgi.

Un’altra cosa importante è investire sulla collaborazione piuttosto che sulla competitività: in alcuni lavori in particolare (es. medici, infermieri, vigili del fuoco, soccorritori…) è fondamentale che ci sia la massima trasparenza e fiducia con gli altri colleghi, ne va di mezzo la propria sicurezza e quella degli altri. Quindi cerca di partecipare ai lavori di gruppo con sorriso ed entusiasmo, vedrai man mano che cambierà per primo a te il modo di vedere e andare a lavoro!

Problemi comuni a lavoro

4. CAPO ESIGENTE
Uno dei problemi più difficili da affrontare è quello di avere un capo un po’ troppo pretenzioso e maniaco del perfezionismo. Chi pretende così tanto dagli altri lo fa anche con se stesso e capita sempre quando ci sono delle problematiche alla base. Il tuo capo è pur sempre una persona, e come te e i tuoi colleghi avrà frustrazioni, problemi a casa e responsabilità a lavoro. Soprattutto su questo ultimo punto subirà parecchie pressioni quindi è difficile che anche lui non riversi sul posto di lavoro alcune negatività.

Questo non significa che devi sopportare angherie, maleducazioni e abusi di potere: in questi casi i comportamenti vanno fatti notificati con correttezza usando i giusti strumenti.

Rimanendo sul capo esigente, un comportamento propositivo è quello di non irrigidirsi e anche in questo caso di “accogliere”: se l’altra persona si sente “accettato” calerà la forza con cui dice le cose e si sentirà meno in obbligo di dover “comandare” preferendo coinvolgere i suoi collaboratori nelle sue decisioni senza sentirsi un debole, al posto di vestire sempre i panni del superiore.

5. STRESS DA LAVORO AL PUBBLICO
L’occupazione che prevede un’interazione molto stretta con le persone richiede una buona dose di disponibilità all’ascolto, cosa che per le ragioni discusse nei paragrafi precedenti, scarseggia molto. Anche qui il segreto sta nel guardare le persone sapendo che anche loro hanno i tuoi problemi e che facendosi prendere dallo sconforto fanno prevalere atteggiamenti di maleducazione e mancanza di rispetto. Ci sono poi individui che sono maleducati a prescindere ma questo accade in tutti i settori…

Se lavori al pubblico prova ad agire in modo propositivo e cerca di vedere davanti a te delle persone che magari sono frustrate da burocrazia pesante, lentezza della macchina amministrativa e pagamenti di more o tasse che magari li mettono in difficoltà economica. Certo non è colpa tua se le cose sono così, però anche in questo caso cerca di essere disponibile all’ascolto, potresti diventare un punto di riferimento per persone in difficoltà (es. gli anziani) e aiutare a risolvere delle questioni che prima potevano risultare insormontabili.

Concludo con una riflessione: ricordiamoci sempre che NON siamo il lavoro che facciamo, la professione non ci qualifica in quanto persone, è una cosa che facciamo, non è il nostro “essere”. Ai giorni nostri invece ci si identifica troppo con il lavoro e quindi diciamo “sono un medico”, “sono un operaio”, “sono un impiegato”, “sono un ingegnere”… in realtà sarebbe più corretto dire “faccio il medico”, “faccio l’operaio”, “faccio l’impiegato”, “faccio l’ingegnere”. La professione ci qualifica per quel che si fa e non per quello che si è, sono due cose ben diverse!

Il problema è che troppo spesso non sappiamo chi siamo e lo mascheriamo con quel che si fa.